5 agosto 2024
ore 13:09
di Carlo Migliore
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 Per tutti

L'intelligenza artificiale il cui acronimo AI è arrivato al grande pubblico con l'omonimo film di Steven Spielberg del 2001 è una tecnologia che simula il pensiero logico-deduttivo umano ma con la velocità di un elaboratore di ultima generazione. Un pensiero intelligente che "apprende" e che rivoluzionerà le nostre vite. L'AI entrerà in ogni settore, da quello economico a quello industriale fino alle nostre piccole economie domestiche, ultimamente persino nel monitoraggio dell'inquinamento ambientale da gas serra. Ma una AI funziona in cloud, ovvero passa, analogamente ad altri servizi informatici, per grandi server e i server sono infrastrutture che richiedono energia e molta acqua (di raffreddamento). Una AI dunque, consuma energia e poiché l'energia prodotta non viene sempre da fonti rinnovabili, ha un'impronta ambientale da CO2, in parole povere una AI produce CO2! Secondo uno studio dell'università del Massachusetts Amherst, negli Stati Uniti, sviluppare una singola intelligenza artificiale determina l'emissione di 284 tonnellate di anidride carbonica. Cinque volte l'impatto ambientale medio di un'automobile durante il suo intero ciclo di vita. 

Ha fatto discutere in questi ultimi tempi l'uscita di Google dall'acquisto di compensazioni, di cosa si tratta? Molte grandi aziende, tra cui anche quelle del Big Tech, consapevoli dei loro ingenti consumi energetici, acquistano compensazioni economiche per rivendicare la neutralità climatica. Significa che bilanciano le loro emissioni finanziando progetti (come la riforestazione o l'energia pulita) che rimuovono anidride carbonica dall'atmosfera. Alcuni esperti hanno però scoperto che molti progetti green esagerano i loro risultati o, può capitare che quando li raggiungono, questi non derivano da quelle somme di denaro.  Anche per questo Google, dopo aver acquistato quasi 3 milioni di tonnellate di CO2 e nel frattempo aver annunciato l'«uscita» dall'acquisto di compensazioni già nel 2021, ha deciso di concentrarsi sulle riduzioni assolute delle emissioni e acquisterà crediti di rimozione del carbonio solo per le sue emissioni residue, uscendo in sostanza dalla neutralità carbonica

Secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia (Iea), il consumo totale di elettricità dei data center potrebbe raddoppiare dai 500 Twh (terawattora) del 2022 a 1.000 nel 2026, che è la domanda di energia di un paese industrializzato e da 125 milioni di abitanti come il Giappone. Il consumo di energia dei datacenter, secondo la società SemiAnalysis,  richiederebbe, quattro anni dopo, cioè nel 2030, il 4,5% del consumo globale di energia. Elettricità e anche acqua, perché per raffreddare i server serve anche molta acqua: una ricerca della Cornell University di New York sostiene che l'IA potrebbe far consumare fino a 6,6 miliardi di metri cubi di acqua entro il 2027, quasi due terzi del consumo annuale dell'Inghilterra. 

Speriamo a questo punto che delle corrette valutazioni consumi-benefici siano alla base delle scelte che porteranno all'adozione di questa nuova tecnologia altrimenti potremmo trovarci di fronte a un nuovo paradosso. Utilizzare una AI per aiutarci a risolvere il problema del cambiamento climatico, che incentiva essa stessa il riscaldamento globale.


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