Siamo Meteo ufficiale del giro d'Italia
SCOPRI IL GIRO
17 maggio 2024
ore 12:12
di Edoardo Ferrara
tempo di lettura
3 minuti, 16 secondi
 Per tutti
Confronto tra il 29 settembre del 2022 e il 2023: evidente la fase siccitosa molto più severa del 2023. Fonte: COPERNICUS
Confronto tra il 29 settembre del 2022 e il 2023: evidente la fase siccitosa molto più severa del 2023. Fonte: COPERNICUS

AMAZZONIA, UN CICLO CONTINUO TRA STAGIONE DELLE PIOGGE E SICCITA'  - L'Amazzonia sperimenta normalmente ogni anno due fasi principali: quella delle piogge, che va circa da dicembre a giugno, e quella secca, che va da giugno a novembre. Questi due cicli si alternano in modo naturale e, come una sorta di processo di inspirazione ed espirazione, i corsi fluviali della foresta amazzonica si comportano di conseguenza in modo cadenzato e sinuoso. Durante la fase piovosa, ingenti precipitazioni interessano anche l'area delle Ande, riversando enormi quantità d'acqua nei corsi fluviali dell'Amazzonia: si hanno dunque piene progressive ma decisamente significative, con parte della foresta che finisce letteralmente sott'acqua. Durante la stagione secca, viceversa, la portata dei fiumi si riduce drasticamente con il livello delle acque che torna a scendere anche di qualche metro, facendo riemergere parti di foresta e in alcune aree proprio il letto stesso dei fiumi.  Il paesaggio cambia in modo netto con isolotti che riaffiorano dalle acque. Non solo la foresta, ma anche l'attività umana deve così adeguarsi a questo ciclo.

SICCITA' TROPPO SEVERA NEL 2023 - Lo scorso anno tuttavia la fase siccitosa è risultata particolarmente grave e severa, fatto che ha messo a durissima prova ecosistemi, bioma e naturalmente gli abitanti stessi dell'Amazzonia. Gran parte del bacino amazzonico è stato di fatto messo sotto forte stress idrico, con portata dei fiumi troppo bassa anche per essere la stagione secca: fiumi importanti come il Solimões, il Purus, il Madeira e lo stesso Rio delle Amazzoni hanno registrato livelli estremi di siccità, mentre il Rio Negro è sceso al livello più basso registrato negli ultimi 120 anni. Questo ha comportato grossi problemi alla navigazione, che ricordiamo costituisce di fatto il principale mezzo per lo scambio delle merci e l'approvigionamento generale tra i vari villaggi e le principali città, con inevitabili ripercussioni negative a livello economico e sociale. Contestualmente, le conseguenze ambientali sono state drammatiche: lo stress termico e idrico subito da miliardi di alberi ne ha aumentato la mortalità. Enormi quantità di pesci e altre specie acquatiche sono morte a causa dell'aumento della temperatura nei bacini idrici e della riduzione del contenuto di ossigeno nell'acqua.

ALCUNI DATI - Nel trimestre luglio-agosto-settembre del 2023 si è registrata la più bassa quantità di pioggia complessiva almeno degli ultimi 40 anni. In aggiunta, tra agosto e novembre, si sono susseguite una serie di intense ondate di calore, con picchi termici fino a 41°C in Brasile. In questo trimestre le temperature sono risultate spesso sopra la media tra i 2°C e i 5°C. Un contesto così caldo, oltre che secco, ha dunque esasperato l'evapotraspirazione ponendo la vegetazione sotto ulteriore stress idrico, oltre a predisporre un terreno più fertile agli incendi boschivi. L'area a maggior sofferenza in tal senso è stata quella dell'Amazzonia sud-orientale, fin verso la Bolivia.

IMPATTO UMANITARIO - La severa siccità del 2023 ha colpito in modo particolare il Brasile centro-occidentale, ma anche diverse aree del Perù, della Bolivia e del Venezuela. Dei 62 comuni dello stato di Amazonas (situato nel Nord del Brasile), ben 59, abitati da circa 590.000 persone, si sono ritrovati in stato di emergenza a causa del deficit idrico. Si tratta di un numero decisamente grave e significativo, considerando che in larga parte si tratta di popolazioni vulnerabili e in stato di povertà, e che ancora una volta deve far riflettere la comunità internazionale e i governi locali sul concetto di resilienza e adattamento al cambiamento climatico. A tal proposito, da uno studio del World Weather Attribution si evince come proprio il cambiamento climatico abbia avuto un ruolo nell'esasperare questo particolare evento siccitoso, piuttosto che El Niño.


Segui @3BMeteo su Twitter


Articoli correlati